L’espressione “banca in tasca” è un modo pittoresco, ma efficace, per riferirsi al conto corrente online, uno strumento finanziario che ha rivoluzionato il modo di gestire il denaro.
Sebbene i conti online siano ormai offerti dalla maggior parte delle banche, persiste una certa diffidenza in una parte dell’utenza, che spesso preferisce la familiarità della filiale fisica.
Questi timori sono comprensibili: chi è sempre stato abituato a operare allo sportello può temere che la sicurezza del proprio conto sia compromessa online, a causa di minacce come attacchi hacker, truffe o perdita di dati.
Tali preoccupazioni rappresentano una reazione naturale di fronte a un cambiamento significativo. È importante sottolineare, però, che aprendo il proprio conto direttamente online non si rinuncia alle tutele che caratterizzano il conto corrente tradizionale.
Proviamo quindi a sfatare alcuni “falsi miti” diffusi al riguardo.
Argomenti dell'articolo
Miti comuni vs. realtà tecnologica
Esistono principalmente tre falsi miti particolarmente diffusi riguardo all’apertura e all’utilizzo di un conto corrente online. Analizziamoli brevemente.
Falso mito n. 1: “La filiale fisica è intrinsecamente più sicura”
In realtà, anche le filiali fisiche presentano dei rischi: errori umani da parte del personale, ad esempio, non sono eventualità da escludere. Si pensi anche a problematiche come la possibile manomissione di sportelli ATM o lo smarrimento di un libretto degli assegni.
Falso mito n. 2: “Le transazioni online sono facili da intercettare”
Questa è forse la convinzione errata più comune e resistente. In realtà, la comunicazione tra l’app del conto online e i server della banca è protetta da protocolli di sicurezza avanzati (come crittografia e TLS/HTTPS), rendendo il rischio di intercettazione e utilizzo fraudolento dei dati trasmessi estremamente basso, quasi nullo.
Falso mito n. 3: “I miei dati personali sono più esposti online”
Anche questa è una preoccupazione diffusa. È importante sapere che le banche operanti nell’Unione Europea, incluse quelle italiane, sono tenute al rigoroso rispetto del GDPR (General Data Protection Regulation) per la tutela dei dati personali. Inoltre, gli istituti di credito adottano sofisticati sistemi di cifratura e protocolli di sicurezza interni per i dati digitali, non meno stringenti di quelli usati per la documentazione cartacea in filiale.
Sebbene il “rischio zero” sia un concetto utopico in qualsiasi ambito, è fondamentale comprendere che il livello di rischio intrinseco dei conti online è estremamente contenuto. Informarsi, anche solo a grandi linee, sul funzionamento dei moderni sistemi di protezione informatica può contribuire significativamente a ridimensionare queste apprensioni.
Le difese tecnologiche della banca digitale
Gli istituti di credito adottano molteplici e robuste difese tecnologiche. Tra queste spicca la SCA (Strong Customer Authentication), o autenticazione forte del cliente: una procedura che, per convalidare l’identità di un utente, richiede l’utilizzo di almeno due fattori di autenticazione distinti.
In pratica, oltre a un fattore basato sulla “conoscenza” (come un PIN o una password), è necessario un fattore legato al “possesso” (ad esempio, lo smartphone su cui si riceve un codice OTP, o un token fisico) e/o un fattore di “inerenza” (come l’impronta digitale o il riconoscimento facciale).
Un’ulteriore misura di sicurezza cruciale è il monitoraggio in tempo reale delle transazioni, spesso potenziato da algoritmi di intelligenza artificiale capaci di rilevare attività anomale. In caso di sospetto, l’operazione può essere bloccata preventivamente e l’utente riceve una notifica immediata (ad esempio, una notifica push) per confermare o disconoscere la transazione.
Le buone pratiche essenziali dell’utente
Tuttavia, la sicurezza è un impegno condiviso: anche l’utente gioca un ruolo attivo.
Il primo passo è la creazione e la gestione di password robuste e uniche per ogni servizio: idealmente lunghe (oltre i 12 caratteri), complesse (con lettere maiuscole e minuscole, numeri e simboli) e mai banali (la data del matrimonio o il nome del gatto sono scelte poco sicure).
È fondamentale, inoltre, diffidare sempre di e-mail, SMS o link sospetti, veicolo di truffe come il phishing (via email) e lo smishing (via SMS). Sebbene alcune di queste minacce siano grossolane e facilmente riconoscibili (ad esempio, per errori di ortografia o grammatica), altre possono apparire ingannevolmente credibili, imitando lingua e grafica (incluso il logo) della banca in modo quasi perfetto.
Altra buona pratica è mantenere costantemente aggiornati il sistema operativo del proprio smartphone (o computer) e le singole applicazioni, installando tempestivamente le patch di sicurezza rilasciate dagli sviluppatori.
Per operazioni sensibili, come l’accesso al proprio conto online, è fortemente sconsigliato l’uso di reti Wi-Fi pubbliche o non protette (presenti in luoghi come aeroporti, bar, hotel). È altresì importante attivare sempre gli alert in tempo reale (notifiche push, SMS) offerti dalla banca per essere informati immediatamente su operazioni effettuate o tentativi di accesso anomali.
La sicurezza è un gioco di squadra
In definitiva, la sicurezza dei servizi di online banking è il risultato di un impegno congiunto, una vera e propria “partita di squadra” giocata dalla banca e dall’utente.
Da un lato, le banche hanno il dovere di investire costantemente in ricerca, tecnologie di crittografia avanzata e sistemi di intelligenza artificiale per salvaguardare fondi e identità dei clienti. Dall’altro, ogni utente ha la responsabilità di adottare con diligenza tutte le buone pratiche e le precauzioni discusse, contribuendo attivamente alla protezione del proprio “tesoro digitale”.